Quarant’anni fa, il 12 maggio 1980, a soli quarantadue anni, moriva il C.S. Piero Vacca, precipitando, durante un’esercitazione in parete, dalle pendici del Monte Freidour, noto agli appassionati come “Rocca Sbarua”. In occasione dei quarant’anni trascorsi dalla sua scomparsa, il Comando VV.F. avrebbe voluto ricordarne la figura con altre iniziative, ma la situazione contingente e straordinaria che stiamo vivendo non ci permette di onorane diversamente la memoria. Vacca Piero, classe 1938, giunge al Comando di Torino in qualità di V.A. del 25° Corso il 22 ottobre 1959, congedandosi l’anno successivo. Dopo un periodo di congedo, è assunto come era prassi all’epoca, in qualità di Vigile Temporaneo; numerose saranno le situazioni in cui si distinguerà, avvalorate da O.d.G. di elogio che lo citeranno assieme ad altri colleghi. Nel 1963 parteciperà ad un concorso e l’anno successivo sarà nominato V.P. Numerosi sono gli O.d.g. di encomio emanati dai Comandanti succedutisi nel tempo, tra questi si menziona quello del 22 luglio del 1966, a firma dell’Ing. Giacomo Elifani che recita: “Esprimo vivo elogio al Vig. Perm. Piero Vacca che, trovandosi per una escursione sulla cima della Punta Basei al Monte Nivolét, a quota 3338, sotto l’imperversare di una tremenda bufera di neve, portava la sua encomiabile opera di soccorso al prof. Nino Demaria, vice presidente del CAI di Chivasso il quale colpito da malore, era rimasto esanime sul ghiacciaio”. Nota la sua passione per la fotografia, nel 1971, è nominato dal Comandante l’ing. Giacomo Elifani, responsabile del laboratorio fotografico, dove produrrà del notevole materiale fotografico di interventi rilevanti e/o a supporto delle attività svolte dal Comando, materiale oggi di notevole importanza archivistica.
Il suo grande trasporto per l’ambiente alpino portò Vacca a maturare anche una notevole esperienza, che successivamente si rivelò di grande utilità per la creazione presso il Comando di Torino di un nucleo di soccorritori esperti per gli incidenti in montagna. A tale proposito, non appaia esagerato affermare che Piero Vacca sia stato il precursore degli attuali SAF, anche secondo il parere di tanti che lo conobbero e che condivisero con lui numerosi interventi in ambiente montano. Nei giorni successivi alla sua scomparsa furono tanti i tributi di affetto e di grande stima che pervennero al Comando; se ne cita uno tra i tanti, tratto da “L’informatore dei Vigili del Fuoco”, un periodico dell’epoca, in cui la Direzione e la Redazione affermarono: ”Tutta la sua esistenza Piero l’aveva offerta, con altruismo e generosità, a servire il prossimo. Caposquadra dei VV.F. presso il Comando di Provinciale di Torino, sportivo di prim’ordine, membro della squadra di Soccorso Alpino dell’Alta Val di Susa (CAI), Aveva fatto della lotta contro il pericolo lo scopo principale della sua vita professionale e privata”. “La Vita ha senso solo se la si getta oltre la barricata per salvare quella degli altri” così amava esprimersi Vacca. Piero Vacca morì per quella sua grande passione e per perfezionarsi ancor di più nel soccorso alpino e per
questo motivo nel 1982 gli è stato dedicato un bivacco nel Vallone di Bard sul Monte Giusalet. In un ricordo del figlio Valentino del 10.09.2019, pubblicato recentemente su una rivista periodica del CAI, è citato: “gli amici dell’epoca oggi lo ricordano con affetto per essere stato un uomo non comune, un’anima colorata dall’impulso della frequentazione assidua della montagna.” Enzo ARIU e Michele SFORZA Torino lì 12 Maggio 2020